1869 - 31 gennaio - 2019
A 150 anni di distanza,
ricordiamo con stupore e gratitudine
la lettera di Madre Clelia allo Sposo Gesù come
vangelo vivo,
evento di grazia,
grembo di vita.
Che questa lettera allo Sposo
passi ora dalla sua
alla nostra memoria.
Per opera dello Spirito Santo
e per sua intercessione,
diventi oggi per noi
grande ispirazione.
LA LETTERA ALLO SPOSO
Caro il mio Sposo Gesù
una memoria io voglio scrivere
per averla sempre in memoria.
Grandi sono le grazie che Iddio mi fa
il giorno 31 del mese di gennaio 1869
nel mentre che io mi trovava in Chiesa
a udire la santa Messa,
mi senti una inspirazione granda
di mortificare la mia volontà
in tutte le cose
per piacere sempre più il Signore
e io mi sento la volontà di farlo
ma le mie forze no ne ho abbastanza grandi.
Oh grande Iddio
voi vedete la mia volontà
che è quella di amarvi
e di cercare sempre di stare lontano
dalla vostra offesa
ma la mia miseria è tanto grande
che sempre vi offendo.
Signore aprite il vostro cuore
e buttate fuori una quantità di fiamme d’amore;
e con queste fiamme
accendete il mio
fate che io bruci d’amore.
Ah, cara la mia buona figlia
tu non puoi credere
quanto sia grande l’amore che ti porto
il bene è straordinario che ti voglio
la speranza che ho di vederti santa e straordinaria,
dunque coraggio nei combattimenti
si fatti pure coraggio che tutto andrà bene
e quando tu hai delle cose che ti disturbano
fatti coraggio a confidarmelo
e io con l’aiuto del signore
cercherò di chetarti
amate Iddio
e non ti dimenticare di me
povera peccatora.
sono la tua serva
Clelia Barbieri».
“Tu seguimi!”
22«Il Figlio dell’uomo – disse Gesù – deve soffrire molto,
essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi,
venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà,
ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà (Luca 9,22-24).
Gesù ci rivela il pensiero di Dio con queste parole che sono la piena rivelazione del suo mistero ed il nocciolo della fede cristiana. Lui non è il Messia delle attese umane ma è il Figlio dell’Uomo che affronta il cammino del Servo di Yhwh, mistero di morte e di resurrezione redentrice.
Gesù deve morire in croce per noi perché ci ama e perché noi siamo sulla croce. La croce è il nostro male e Lui se lo addossa perché ci vuole bene, questo è il suo perdersi per salvarci.
Anziani, sommi sacerdoti e scribi rappresentano rispettivamente l’avere, il potere e il sapere, tre maschere del nemico, il diavolo e le tre apparenze del frutto della Genesi: buono, bello, desiderabile. Gesù è il contrario di Adamo e ci rivela il volto di un Dio che tutto dona per amore della sua creatura. Per questo motivo il potere lo rigetta e lo uccide.
L’ultima parola però non spetta alla morte ma a Colui che ha detto la prima e fu parola creatrice. Così la vita è il dono del Padre al Figlio amato, al Servo fedele, la sua risposta all’uccisione che noi abbiamo operato, “… deve venire ucciso e risorgere il terzo giorno”.
Dopo questa rivelazione Gesù si rivolge a tutti e invita ad andare dietro a Lui. Le condizioni non sono facoltative, il passaggio attraverso la croce è una necessità per noi, come lo è stata per lui.
Se qualcuno vuole venire dietro a me:
Noi ci realizziamo così: amando e perdendo la vita e possiamo farlo perché Gesù, per primo, ci ha amato e ha dato se stesso per noi. Nel giorno del nostro battesimo siamo stati inseriti per sempre nel mistero della sua morte e della sua resurrezione, volerci salvare al di fuori è perderci, perderci in Lui è salvarci.
Una memoria io voglio scrivere
per averla sempre in memoria.
Grandi sono le grazie che Iddio mi fa
il giorno 31 del mese di gennaio 1869
nel mentre che io mi trovava in Chiesa
a udire la santa Messa,
mi senti una inspirazione granda
di mortificare la mia volontà
in tutte le cose
per piacere sempre più il Signore
e io mi sento la volontà di farlo
ma le mie forze no ne ho abbastanza grandi.
È la domenica 31 gennaio 1869. Durante la Santa Messa domenicale, nella sua parrocchia e tra la sua gente, Clelia è presa da una grande ispirazione, dono per lei e per le Figlie, grazia e regola a fondamento della nuova vita che hanno iniziato:
mortificare la mia volontà in tutte le cose per piacer sempre più il Signore.
È lo Spirito Santo che nell’intimo del cuore incessantemente sollecita a partire, ad abbandonare le proprie abitudini, il proprio modo di pensare, di interpretare la vita, di giudicare uomini e cose, che spinge a svuotarsi di sé perché Gesù possa prendere trionfalmente possesso della sua creatura e creare in lei una coscienza nuova, limpida, pura come un mattino di Pasqua.
È Gesù che risponde alla sete di chi cerca il suo volto di luce e ne indica la via: «Se vuoi venire dietro a me, rinnega te stesso, prendi la tua croce e seguimi. Se vuoi salvare la tua vita, la perderai; ma se la perdi per me, la troverai!” (cfr. Luca 9, 23-24)
È il mistero di una nuova nascita, in virtù della risurrezione del Signore.
“Con la lancia gli colpì il fianco”
33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto,
non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati
con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera;
egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.
36Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura:
Non gli sarà spezzato alcun osso.
37E un altro passo della Scrittura dice ancora:
Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (Giovanni 19, 33-37).
Gesù è realmente morto, come il chicco di grano nei solchi della terra. Agnello della nuova pasqua, non gli viene spezzato alcun osso. Un soldato, con la lancia, ne trafigge il fianco e subito ne esce sangue ed acqua. Un crudele gesto di morte apre le sorgenti della Vita, le fonti della salvezza. Il sangue esprime la morte che Gesù ha accolto per noi come suprema prova d’amore. L’acqua esprime la Vita, lo Spirito che Gesù dona perché abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza.
Dall’alto, dalla ferita d’amore di un Dio trafitto, Gesù nuovo Adamo, nasce la Chiesa sua Sposa. L’acqua che viene dal sangue del suo costato aperto si riversa purificante su tutta l’umanità e noi, rinati nel battesimo, siamo chiamati a rispondere all’Amore con amore di Sposa.
Solo l’amore vede, infatti chi vede e ne dà testimonianza è il discepolo amato. Attraverso la sua parola vuole che anche noi vediamo e crediamo che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio ed abbiamo la vita nel suo Nome. Vuole che ci portiamo davanti al Trafitto per scrutarne il mistero.
Ci chiama a volgere gli occhi verso quella ferita da cui zampilla sangue ed acque per entrare in essa, trovarvi dimora e divenire raggianti. Ci invita a fissare incessantemente lo sguardo su di Lui, unica via d’accesso al Padre, abbraccio d’Amore, fuoco di Luce, sorgente di Vita.
Oh grande Iddio
voi vedete la mia volontà
che è quella di amarvi
e di cercare sempre di stare lontano
dalla vostra offesa
ma la mia miseria è tanto grande
che sempre vi offendo.
Signore aprite il vostro cuore
e buttate fuori una quantità di fiamme d’amore;
e con queste fiamme
accendete il mio
fate che io bruci d’amore.
Madre Clelia: amore che vede e dà testimonianza.
Davanti alla sua miseria e piccolezza Clelia non si sgomenta ma innalza un’ardente preghiera al Grande Iddio.
Sotto il suo sguardo buono e penetrante Clelia pone la sua volontà di amarlo e di non offenderlo mai. A lei è impossibile, ma non a Lui.
Con gli occhi fissi su Gesù Crocifisso ed il coraggio dei minimi, lo supplica di aprire il suo cuore e di lasciare uscire un grande fuoco d’amore che, con le sue ardenti fiamme, bruci il suo.
Gesù e Clelia in uno, roveto ardente d’Amore, Sposa che nasce nel suo cuore trafitto da Spirito acqua e sangue.
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